EFM13 – (nr.1 – anno 2010)

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EFM13 – (nr.1 – anno 2010)

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Magazine EFM n. 13 (n.1 – anno 2010), edizione completa acquistabile esclusivamente in versione cartacea.

Anno 2002. Una normativa comunitaria finalmente impone di etichettare anche i prodotti ittici con una denominazione obbligatoria, la provenienza ed il metodo di produzione. Una ottima occasione per provare a mettere un po’ più di ordine nel “Far West” del pesce. Peccato che ci si sia un po’ troppo sbizzarriti nel dare quasi a ciascuna denominazione scientifica di specie un nome commerciale differente creando non pochi problemi ad operatori, Organi di Controllo e non per ultimi ai consumatori. Per non parlare dei nomi “bizzarri” come: Pesce pony, Tubo zebrato, Tiraglino, Zeo ed altri esempi. Quale commerciante riuscirebbe a vendere pesci con tali nomi? E ancora confusione per gli ultimi allarmi sul ritrovamento di parassiti nel pesce. La moda di mangiare pesce crudo ha conquistato il consumatore europeo che non è però pienamente consapevole del rischio derivante da questo tipo di alimentazione. Fortunatamente la normativa comunitaria obbliga chi vende o somministra prodotto crudo a “bonificarlo” con trattamenti utili almeno alla morte dei parassiti trasmissibili anche se, “qualcuno”, in Europa sta spingendo per ottenere la tolleranza zero. Se questo avvenisse davvero l’economia ittica accuserebbe un duro colpo. E che dire delle certificazioni sempre più presenti anche per i prodotti ittici? E del pesce biologico? E del pesce sostenibile? Solo marketing o qualcosa di più? Quest’anno la fiera internazionale del pesce di Bruxelles in aprile si è imposta per l’enormità di pesce certificato sostenibile da tutto il mondo… ma quanto ci vuole a certificare un prodotto ittico sostenibile? Stando alle ultimi indagini condotte in merito da EUROFISHMARKET certificare la sostenibilità costa e richiede del tempo. A voi la conclusione…In questa confusione generale gli operatori del settore sono disorientati e il consumatore subisce il mercato e le sue mode. Si cercano risposte dalla UE, dai Ministeri, dagli Organi di Controllo e soprattutto si resta in attesa di avere la possibilità di ricevere maggiori informazioni e più trasparenti attraverso i canali di comunicazione più accessibili a tutti. Rendere il sistema più preparato e più consapevole sarà l’unica difesa nei confronti della concorrenza sleale e dell’avanzare della forma a discapito della sostanza!

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